Intervista di Roberto Galullo - Il Sole 24 ore

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Riportiamo l'Intervista di Roberto Galullo del Sole 24 ore. L'intervista è in tre parti.

 


Storia/1 L’ex Gran Maestro Giuliano Di Bernardo in esclusiva su questo blog parla di P2, massoneria, legge Anselmi e deviazioni

Alla fine del 2014, sull’onda di una serie di eventi che hanno chiamato in causa, più o meno propriamente, la massoneria italiana e sulla scia di una serie di indagini della magistratura sul ruolo della stessa in passate o più vicine vicende (dalla Procura di Reggio Calabria a Palermo, da Roma a Catanzaro) ho (senza tante speranze) contattato l’ex Gran Maestro del Goi (Grande Oriente d’Italia, dal ’90 al ‘93) e della Gran Loggia Regolare d’Italia (Glri, successivamente fino al 2002), Giuliano Di Bernardo. Visto il suo profilo mi incuriosiva conoscere le sue verità e le sue esperienze su alcune vicende che, nel recente passato, hanno attraversato, incrociato o lambito la massoneria. Senza passato è impossibile conoscere il presente.

E’ Di Bernardo, infatti, che, nel giro di pochi mesi, nel 2014 è stato prima chiamato dalla Procura di Reggio Calabria e poi da quella di Palermo, a rispondere alle domande dei magistrati su alcune delicatissime vicende storiche i cui contorni sono ancora nebulosi e senza la cui chiarezza è di fatto impossibile capire quanto sta accadendo oggi in Italia. Di Bernardo, ad esempio, ha attraversato il periodo delle stragi mafiose in Italia e la fase immediatamente precedente e successiva, viste da osservatori privilegiati.

Con mia sorpresa, a seguito di una serie di domande inviate alla sua attenzione (non certo esaustive e di fatto limitate dalla fallibilità di un giornalista lontano anni luce dalla massoneria, come sempre rigorosamente super partes nel momento in cui scrive) pochi giorni fa ho ricevuto le risposte definitive, nel corso delle quali scoprirete anche il suo percorso massonico attuale.

Ne è uscita un’intervista credo interessante, anche se ho l’impressione che alcune cose sono rimaste in punta di risposta (verosimilmente anche per il doveroso e sacrosanto rispetto delle indagini giudiziarie), altre, forse per un riflesso incondizionato, appaiono estremamente generose e assolutorie su un ruolo non sempre condivisibile avuto dalla massoneria in questi anni, in altre ancora ho la sensazione che la diplomazia abbia prevalso sull’opportunità di condividere la conoscenza.

Ho cercato di seguire un filo logico nelle domande ma chiedo venia, fin da ora, se qualche involontaria e inconsapevole deviazione logica c’è stata. L’abbrivio era quasi obbligato: la P2 di Licio Gelli dietro la quale ancora troppi misteri si celano che, a mio modesto avviso, mai saranno chiariti nonostante gli straordinari sforzi di pm che, anche per questo, vengono regolarmente sottoposti al rischio di delegittimazione da quei poteri marci che costituiscono sangue e linfa dei sistemi criminali

Buona lettura con questa prima puntata.

 

Cosa rappresentava la P2: massoneria o altro?

La P2 è stata una loggia regolare del Grande Oriente d’Italia. I Gran Maestri Salvini e Battelli hanno firmato i tesserini che Gelli rilasciava agli affiliati. Se il Grande Oriente d’Italia è massoneria, allora lo è anche la P2.

 

E’ vero, come vocifera qualche autorevole personaggio politico, che la cosiddetta “legge Anselmi” fu scritta o suggerita da parlamentari e tecnici massoni che riuscirono così a guidare i propositi dell’inconsapevole onorevole Tina Anselmi? Ed è vero, in caso di risposta affermativa, che il risultato sul campo è quello dell’ inapplicabilità o della difficile applicabilità da parte di pm e giudici?

Non è questa la sede per entrare nel merito della “legge Anselmi”. A me risulta che alla sua formulazione partecipò il professor Paolo Ungari (trovato morto a 66 anni il 6 settembre 1999 per la caduta nella tromba dell’ascensore, avvenuta nel fine settimana precedente, al terzo piano del palazzo in piazza dell’Ara Coeli a Roma in cui aveva sede una delle riviste cui collaborava; la Procura di Roma ha proposto decreto di archiviazione dopo le indagini ma questo non è servito a fugare i sospetti e i dubbi sul decesso, ndr), il quale mi confidò che tale legge tutelerebbe lo Stato dalle trame delle società segrete solo in apparenza, poiché la sua applicazione a casi reali è quasi impossibile. In quegli anni ero Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia e il professor Ungari era molto vicino a me sia come collega universitario sia come massone.

 

Commentatori, giornalisti, politici e classe dirigente distinguono, doverosamente, tra “massoneria” e “massoneria deviata”. Esiste anche a suo avviso questa differenza e, nel caso di risposta negativa, come giustifica l’esistenza della distinzione, anche atteso il fatto che lei, ancora oggi, è un massone di rilevanza internazionale? Sarebbe, dunque, “deviato” anche lei?

Sulla distinzione tra “massoneria” e “massoneria deviata” esiste la più grande confusione. E’ importante, perciò, definirla. “Deviare”, in tutte le possibili accezioni, significa “allontanarsi da qualcosa (un fine, un principio, una norma)”. Riferita alla massoneria, è deviata quella massoneria che si allontana dal fine da essa dichiarato. Un esempio tipico di massoneria deviata è la loggia P2, poiché, pur essendo una loggia regolare del Grande Oriente d’Italia, ha perseguito fini che si sono allontanati (hanno deviato) dai fini del Goi.  Da ciò segue che è lecito e logico parlare di “loggia deviata” se, e solo se, tale loggia appartiene a una Obbedienza massonica. Al di fuori dell’Obbedienza, non può esistere una loggia deviata. Parlare di una singola loggia come “loggia deviata” è semplicemente insensato.

Per quel che mi riguarda, è vero che mantengo relazioni massoniche internazionali, ma la mia missione è quella di rifondare la massoneria originaria e autentica, al di sopra di tutte le deviazioni storiche ed esoteriche che sono state prodotte in tempi recenti.

 

Potrebbe chiarire che cosa si intende per massoneria ufficiale?

Definire la “massoneria ufficiale” in Italia è impresa ardua, poiché dipende dal punto di vista che assumiamo. Una convenzione, generalmente condivisa e operante fin dalle origini moderne della massoneria, stabilisce che è regolare e “ufficiale” in un Paese quella, e soltanto quella, che è stata riconosciuta dalla Gran Loggia Unita d’Inghilterra. In Italia oggi, l’unica massoneria riconosciuta dall’Inghilterra è la Gran Loggia Regolare d’Italia, da me fondata nel 1993, di cui sono stato Gran Maestro fino al 2002. Da ciò segue che tutte le altre massonerie, inclusa il Grande Oriente d’Italia, non sono regolari. Con questo punto di vista, che privilegia il riconoscimento inglese, solo la Gran Loggia Regolare d’Italia è “ufficiale”. Tutte le altre non lo sono. Preciso che l’Inghilterra, sulla base delle sue Costituzioni, può riconoscere, in Italia e negli altri paesi del mondo, una sola massoneria.

Il Goi è riconosciuto, tuttavia, dalle Gran Logge statunitensi, che non riconoscono la Gran Loggia Regolare d’Italia. Possiamo dire che anche il Goi è massoneria “ufficiale”? E cosa dire delle altre massonerie che non sono riconosciute né dall’Inghilterra né dagli Stati Uniti d’America? Sono anche loro massonerie ufficiali? Poiché ogni Obbedienza cerca di privilegiare il criterio che l’avvantaggia, la confusione regna sovrana.

 

Il 3 novembre il gup di Roma, Paola Della Monica ha rinviato a giudizio il senatore di Forza Italia Denis Verdini nell’ambito della cosiddetta P3, una presunta associazione segreta caratterizzata, come hanno scritto i pm, “dalla segretezza degli scopi, dell’attività e della composizione del sodalizio e volta a condizionare il funzionamento di organi costituzionali e di rilevanza costituzionale, nonché apparati della pubblica amministrazione dello Stato e degli enti locali”. Insieme a Verdini è stato rinviato a giudizio anche l’ex sottosegretario all’Economia dell’ultimo governo Berlusconi, Nicola Cosentino.

E’ ridicolo parlare di P3, P4 e via di questo passo, sono insomma invenzioni giornalistiche, oppure è ancora legittimo e reale il rischio (o la concretezza) di associazioni segrete che condizionino lo Stato? E quanto è concreto e reale il rischio?

Ho presentato la P2 come esempio tipico di loggia deviata. Una caratteristica essenziale che la distingue è la sua appartenenza al Grande Oriente d’Italia. Quando si parla di P3 e di P4, è necessario confrontarle con la P2 e chiedersi a quale obbedienza esse appartengono. Se non si può connetterle a Obbedienze massoniche, queste lobby non hanno proprio nulla a che fare con la massoneria. Sono semplicemente un’invenzione giornalistica, accattivante ma insensata. Anche se i membri di tali presunte logge si riunissero in un tempio, indossassero grembiuli e recitassero rituali, la loro estraneità alla massoneria sarebbe ancora più evidente. L’abito non fa il monaco.

Che queste lobby rappresentino un rischio e un pericolo concreto per lo Stato è chiaro ed evidente, a prescindere dalla loro collocazione, dentro o fuori la massoneria.

 

LE OBBEDIENZE

 

Può raccontare perché decise di lasciare (o lasciò) il vertice del Goi?

La risposta presuppone alcune premesse. Io sono stato il primo e forse l’ultimo Gran Maestro filosofo. Coloro che mi hanno preceduto e seguito avevano altri interessi. Per me la massoneria significa condividere una concezione dell’uomo e della vita, come avevo scritto nel mio volume Filosofia della massoneria. Dalla mia iniziazione avvenuta nel 1961, non ho mai cercato cariche e privilegi. Dopo la mia elezione a Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia nel 1990, ho cercato di realizzare quel modello di massoneria in cui credevo. Ero al vertice della più potente massoneria italiana, ma ne ignoravo l’organizzazione e la qualità degli uomini. Convinto che il Goi dovesse essere portato fuori dalle nebbie del passato, diedi inizio all’operazione “trasparenza”, che subito mi portò le prime delusioni. Molti dei massoni alla mia obbedienza non capivano la necessità del cambiamento e restavano ancorati a ciò che credevano fossero antichi privilegi.

Il confronto con la massoneria inglese, da me sempre ritenuta la più alta espressione della regolarità massonica, mi faceva avvertire l’arretratezza del Goi, almeno per quanto riguarda l’esoterismo e il fondamento iniziatico. La mia delusione cresceva a mano a mano che ne diventavo sempre più consapevole.

Quando ebbe inizio l’indagine contro la massoneria del procuratore Agostino Cordova nel 1992, mi resi definitivamente conto che la massoneria che governavo era in gran parte estranea all’idea che di massoneria mi ero fatto nel corso della mia vita.

Incontrai i vertici della massoneria inglese, espressi loro le mie preoccupazioni e chiesi che cosa avrei dovuto fare. La risposta fu semplice: dimettiti dal Grande Oriente d’Italia e fonda una nuova massoneria, che noi riconosceremo. Così è stato. Il resto è storia.

Se io mi fossi semplicemente dimesso, la maggioranza dei massoni del Goi avrebbe salutato la mia uscita con un sospiro di sollievo. Ma non fu così perché le mie intenzioni non erano quelle di tornare a insegnare Filosofia della scienza nell’università di Trento. In realtà, io volevo introdurre in Italia, per la prima volta, il modello della massoneria inglese. Per fare questo avrei dovuto difendermi dal Goi che non voleva perdere il riconoscimento inglese. Preciso che la Gran Loggia Unita d’Inghilterra non può riconoscere, nello stesso paese, due o più massonerie. Quindi, doveva scegliere tra il Goi e la Glri. Anche questa è storia: l’8 agosto del 1993 la Gran Loggia Unita d’Inghilterra ritira il riconoscimento al Goi e lo dà, l’8 dicembre dello stesso anno, alla Gran Loggia Regolare d’Italia, la massoneria che avevo appena fondato.

Il Grande Oriente d’Italia così perdeva il tanto agognato riconoscimento inglese, che aveva ottenuto nel 1972, 110 anni dopo che il Gran Maestro Costantino Nigra ne aveva fatto richiesta.

Questa è la sorgente dell’odio che si scatenò contro di me e che ancora perdura.

 

Oltre e indipendentemente dalla sua risposta sul punto: alcuni commentatori del blog nel recente passato hanno fatto riferimento a risvolti poco chiari sulla sua uscita dal Goi. Quali furono (se ci furono) questi risvolti poco chiari sulla sua uscita dal Goi secondo la sua ricostruzione dei fatti? Ci furono anche strascichi giudiziari per la sua uscita?

Ero diventato il “traditore” che doveva essere abbattuto con tutti i mezzi, legali e diffamatori.

Sul piano legale fui querelato per diffamazione da Augusto De Megni, Sovrano Gran Commendatore del Rito Scozzese Antico e Accettato, e da Licio Gelli. Fui assolto, in entrambi i casi, perché il fatto non sussisteva.

Le diffamazioni, che tendevano a offuscare la mia onorabilità, furono di vario genere: dall’accusa di essere un emissario dell’Opus Dei all’espulsione dall’università di Trento per condotta indegna, al ripudio da parte di mia moglie per infedeltà. Nessuna accusa per traffici vari e tangenti perché non sarebbero stati credibili. Solo il Goi dichiarò che avevo ricevuto dal suo Tesoriere una somma non dovuta. Il mio commercialista dimostrò che avrei dovuto ancora avere dal Goi sette milioni di lire. Li sto ancora aspettando.

Ancora oggi capita che qualcuno, per sentito dire, mi rivolge accuse infamanti. A costoro io chiedo di accusarmi formalmente e alla luce del sole, così tutti potranno capire la verità.

 

In che rapporti è, oggi, con il Goi e con le altre obbedienze massoniche?

Con il Grande Oriente d’Italia, dalle mie dimissioni a oggi, non esistono rapporti di alcun tipo. Restano i rapporti personali con quei fratelli che avevano compreso la necessità e l’urgenza della mia riforma della massoneria italiana. Continuano ancora a sognarla.

 

Quanti sono i massoni oggi in Italia delle varie comunioni?

Le voci meglio informate dicono che i massoni italiani sono circa 100.000. Per fare che cosa? La massoneria è entrata in crisi quando, da comunione elitaria, si è trasformata in società di massa. Se in Italia vi fossero 300 massoni, espressione delle élite lungimiranti e carismatiche, con il loro indubitabile sostegno alle istituzioni dello Stato, la vita sociale, economica e culturale degli italiani sarebbe migliore.

 

RISORSE FINANZIARIE E DIGNITY

 

Con quali risorse nacque il Goi e grazie a quali risorse, che risulterebbero essere ingentissime se non altro alla luce delle proiezioni persino extraparlamentari che  sembrerebbero aver pervaso alcuni affiliati in determinati periodi storici, vivono e prosperano oggi le logge massoniche? Chi, parlando in altri termini, ha messo i soldi per far diventare così grande il Goi e chi continua a metterli nelle obbedienze?

Se riferita al Goi, la domanda prende in considerazione un periodo di tempo di circa 150 anni (dalle origini ai nostri giorni). Fino all’avvento del Fascismo, il Goi ha controllato la vita italiana in tutti i suoi più importanti aspetti. Il problema di chi finanziasse non aveva alcun senso, poiché esso poteva avere tutto da tutti.

Durante il Fascismo (dalle leggi contro le società segrete del 1925 alla sua caduta) il Gran Maestro Domizio Torregiani ha vissuto in esilio e l’attività delle logge è stata quasi inesistente.

Dopo la seconda guerra mondiale, l’intervento degli Stati Uniti d’America è stato determinante per la rinascita della massoneria in Italia. La maggior parte dei finanziamenti proveniva proprio da loro.

Con la frantumazione della massoneria in diverse Obbedienze, iniziano percorsi e finanziamenti particolari, nonostante la volontà degli americani di riunire tutte le obbedienze in una sola massoneria.

Per quanto riguarda la mia esperienza di Gran Maestro del Goi, dal 1990 al 1993, i finanziamenti provenivano dalle capitazioni (quote annuali) e da contributi straordinari di fratelli benestanti.

Se il Goi è diventato grande, le ragioni vanno ricercate nel suo ruolo politico ed economico nella società italiana. Le risorse e i finanziamenti hanno certamente influito ma non in maniera determinante. Dalle mie dimissioni del 1993 a oggi, non ho conoscenza di come avvenga il recupero delle risorse finanziarie, né nel Grande Oriente d’Italia né nella Gran Loggia Regolare d’Italia.

 

Cosa è il Dignity Order il cui vertice Lei presiede? Un enigma, un mistero, una certezza massonica? Cosa è e quanto potente è la sua influenza? Quali sono le risorse con le quali esercita la sua missione e quanti e chi sono, se è lecito sapere, gli iscritti?

Nel 2002 avviene il mio ritiro definitivo dalla massoneria. Alla base di tale decisione vi è la convinzione che la massoneria, faro luminoso dell’Occidente, stia perdendo irrimediabilmente la forza propulsiva che ha fatto di essa una guida saggia dell’umanità.

Non perché i suoi principi e il fondamento iniziatico che li sorregge abbiano perso la loro rilevanza, quanto, piuttosto, per l’incapacità dei massoni a interpretarli nel senso autentico. La stessa massoneria inglese, madre di tutte le massonerie regolari del mondo, mostrava segni di una profonda crisi che preannunciava scismi e conflitti.

Abbandonavo quella massoneria, cui ero stato iniziato nel lontano 1961 e che era stata una guida sicura della mia vita, per fondare l’Accademia Internazionale degli Illuminati. Il mio scopo era quello di riformare la massoneria, ritornando alle sue origini settecentesche, governata dalle élite pensanti. L’Accademia degli Illuminati si ispira, infatti, alla Royal Society inglese.

L’Accademia ha successo e si diffonde anche all’estero. Intanto comincia a intravedersi una crisi mondiale non solo economica e finanziaria ma anche morale. La società reale accusa i primi colpi di questa crisi, che si annuncia lunga e dolorosa. Gli Illuminati non bastano più. E’ arrivato il tempo degli Operativi, profondi conoscitori dei livelli concreti  della società. Dal connubio tra Illuminati speculativi e Illuminati operativi, si gettano le fondamenta di un nuovo Tempio dell’umanità, per affrontare le nuove sfide che già si preannunciano all’orizzonte.

Nasce così nel 2011 “Dignity. Ordine per la difesa della dignità dell’uomo”. Le principali differenze tra Dignity e la massoneria sono le seguenti.

1.   Dignity è composta da élite, la massoneria da masse.

2.   Dignity ammette le donne, la massoneria le esclude.

3.   Dignity è internazionale, la massoneria è nazionale. La sede internazionale di Dignity è a Vienna, dove si riunisce il Consiglio del Gran Maestro. Dignity nasce in Italia e si diffonde anche all’estero.

4.   Il Rituale di Dignity si ispira alla filosofia, i Rituali della massoneria si ispirano alla religione (Emulation inglese) o a fatti storici (il Goi).

5.   Dignity e la massoneria hanno in comune il riferimento alla Tradizione esoterica dell’umanità, che inizia nel VI secolo a.C. in Grecia con i Misteri orfici. Ne fanno anche parte la Confraternita dei Rosacroce e l’Ordine degli Illuminati.

L’Ordine Dignity nasce e si sviluppa nella più completa trasparenza. Le Associazioni che la governano sono state legalmente costituite e registrate secondo le leggi dei Paesi che le ospitano (Italia e Austria). Essa è, quindi, una certezza esoterica.

Le risorse con cui esercita la sua missione sono le quote annuali (ordinarie e straordinarie) e le donazioni.

Gli adepti in Italia sono circa cento.

Le riunioni dell’Ordine, denominate “Conventi” (locali, nazionali, internazionali), si svolgono in luoghi non riservati: il Convento internazionale di Primavera-Estate si è svolto all’Hotel Miramonti di Cortina d’Ampezzo, mentre il Convento internazionale d’Autunno ha avuto luogo all’Hotel Royal di San Remo. Ospiti e autorità sono stati invitati alla cena di gala. Nessuno si è nascosto. Tutti hanno mostrato i simboli dell’Ordine.

 

Bene. Ci fermiamo qui ma domani torno con la seconda puntata.

Tratto da http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2015/01/26/storia1-lex-gran-maestro-giuliano-di-bernardo-in-esclusiva-su-questo-blog-parla-di-p2-massoneria-legge-anselmi-e-deviazioni/

 


Storia/2 L’ex Gran Maestro Giuliano Di Bernardo in esclusiva sul blog parla di trasparenza, affiliazioni e decadenza della massoneria

Cari amici di blog, se mi avete seguito ieri sapete che sto pubblicando un’intervista a puntate (vista la complessità delle materie trattate) all’ex Gran Maestro del Goi (Grande Oriente d’Italia, dal ’90 a al ‘93) e Gran Loggia Regolare d’Italia (Glri, successivamente e fino al 2002) Giuliano Di Bernardo. Visto il suo profilo mi incuriosiva conoscere le sue verità e le sue esperienze su alcune vicende che, nel recente passato, hanno attraversato, incrociato o lambito la massoneria. Senza passato è impossibile conoscere il presente.

E’ Di Bernardo, infatti, che, nel giro di pochi mesi, nel 2014 è stato prima chiamato dalla Procura di Reggio Calabria e poi da quella di Palermo, a rispondere alle domande dei magistrati su alcune delicatissime vicende storiche i cui contorni sono ancora nebulosi e senza la cui chiarezza è di fatto impossibile capire quanto sta accadendo oggi in Italia. Di Bernardo, ad esempio, ha attraversato il periodo delle stragi mafiose in Italia e la fase immediatamente precedente e successiva, viste da osservatori privilegiati (rimando alla prima parte con il link a fondo pagina).

Nella parte dell’intervista di ieri Di Bernardo ha inquadrato il suo profilo, parlando a 360 gradi di massoneria, delle sue deviazioni, della legge Anselmi, dei suoi attuali rapporti con le obbedienze massoniche, del Dignity Order che ha fondato nel 2011 e di altre cose ancora. Premesse necessarie (ma non certo sufficienti) per affrontare questa seconda puntata in cui si entrerà ancora più nel vivo.

Buona lettura.

 

A sua diretta conoscenza o certezza acquisita quali alti vertici dello Stato, della politica, dell’economia, della finanza vanta oggi la massoneria?

Per capire il “peso” della massoneria, è necessario considerarlo nella dimensione temporale: ieri, oggi, domani.

Dall’unità d’Italia fino all’avvento del Fascismo, la massoneria ha dominato incontrastata la politica, l’economia, la finanza, le banche, le forze armate, la cultura. Non esisteva allora l’opposizione del Vaticano e della Chiesa Cattolica.

Il Fascismo ha dichiarato fuorilegge la massoneria e l’ha esiliata.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, è rinata con il sostegno della massoneria statunitense, che impose alcune condizioni destinate a pesare molto sugli sviluppi successivi. Nonostante interventi autorevoli di esponenti di spicco della massoneria statunitense, le guerre tra le rinate comunioni massoniche (più o meno legittime) sono state inevitabili ed è cominciato quel gioco al massacro che ha sempre impedito di avere in Italia una massoneria autorevole e potente. Nell’immediato dopoguerra, il peso complessivo della massoneria italiana è stato quasi irrilevante.

Crescerà a dismisura con l’avvento di Licio Gelli e della P2. Non è questa la sede per riconsiderare la natura e il ruolo della loggia P2. Dirò semplicemente che, grazie alla P2, la massoneria italiana è stata proiettata, almeno nell’opinione pubblica, ai vertici della massoneria mondiale. Se non vi fosse stata quell’ intervista di Gelli al Corriere della Sera che rese evidente il pericolo della P2, egli avrebbe controllato tutti i più importanti “luoghi del potere” in Italia.

Con la crisi della P2, inizia l’inesorabile decadenza del “potere” massonico, non solo nel Grande Oriente d’Italia che aveva dovuto “risolvere” al proprio interno i danni della P2, ma anche nelle altre Obbedienze.

Nel 1990 sono stato eletto Gran Maestro del Goi. La prima cosa che ho fatto è stata quella di “pesare” il suo potere. L’idea che mi son fatto è la seguente: prima di Gelli c’erano i “sergenti”, con Gelli arrivano i “generali”, dopo Gelli si passa ai “caporali”. La discesa è inarrestabile.

 

Perché allora sempre più persone vogliono iscriversi alla massoneria? Fede o convenienza?

La massoneria ha sempre esercitato un profondo fascino fin dalle sue origini agli inizi del Settecento. Non solo per il potere che essa emanava, ma anche per le cerimonie di iniziazione, passaggio ed elevazione. Dava, inoltre, un profondo senso di appartenenza che gratificava i suoi adepti.

Ma quella massoneria, nata sul modello della monarchia inglese, era costituita da élite pensanti e operanti. Aveva un grande potere che metteva a disposizione dei governanti dello Stato, come risulta nella storia dei Paesi in cui vi è stata una massoneria.

Quella massoneria non esiste più. Quel che oggi si chiama massoneria non è massoneria. Dalla fine della seconda guerra mondiale è iniziata una “controiniziazione” che sta profanando e distruggendo il fondamento esoterico della massoneria.

Nonostante tutto, la massoneria continua ad attrarre. Perché? Non per le sue cerimonie rituali nel tempio, che ancora vi sono anche se sono state svuotate del loro significato esoterico. La massoneria attrae per interesse materiale. Nell’Italia di oggi, essa è l’ultima spiaggia per trovare un lavoro, per uscire dalla disperazione in cui sono caduti generazioni di giovani che si son visti privare della speranza per il futuro. Non voglio dire che questa sia l’esclusiva ragione per bussare alle porte del tempio massonico, ma ne è oggi la tendenza generale. Nella massoneria italiana, vi sono ancora autentici massoni, i quali però soffrono per la “controiniziazione” che è in atto. Io offro loro una “scialuppa di salvataggio” per riunirli nell’afflato iniziatico.

Un esempio tipico, che convalida quanto ho detto sopra, è proprio il boom di massoni in Calabria in tutte le Obbedienze, da quelle storiche a quelle appena nate.

In città (Reggio Calabria, ndr), si ridicolizza sul “venerdì massonico”, ma esso è l’espressione più evidente che la massoneria, almeno in Italia, è morta.

 

Poco si parla, ma a mio modesto avviso molto di dovrebbe invece parlare, di affiliazione alla massoneria di magistrati e alti rappresentanti delle Forze dell’Ordine. Per la sua esperienza, passata e presente, quanto massiccia è la loro presenza e a quali fini?

Magistrati e rappresentanti delle Forze dell’Ordine hanno sempre avuto accesso nelle logge massoniche. In base alle mie esperienze, direi che oggi la loro presenza è molto limitata.

Vorrei riflettere, invece, sull’opportunità della loro appartenenza alla massoneria. E’ chiaro che, dal momento in cui lo Stato riconosce le associazioni massoniche, tutti i cittadini italiani hanno il diritto di farne parte: se magistrati e rappresentanti delle Forze dell’Ordine vogliono diventare massoni, hanno tutto il diritto di farlo. Il punto in discussione, tuttavia, non riguarda tanto il diritto, quanto, piuttosto, l’opportunità.

Non intendo entrare nel merito del problema. Cercherò, invece, di chiarirlo con un esempio. Quando Norberto Bobbio venne a sapere che ero diventato Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, tramite alcuni colleghi universitari, chiese d’incontrarmi. I miei rapporti con Bobbio risalivano agli anni Settanta, quando eravamo promotori di studi e ricerche sulla Filosofia del diritto e sulla Logica deontica. Bobbio, con la franchezza che lo caratterizzava, mi disse: “Io ho sempre ammirato e in parte condiviso i principi che ispirano la massoneria, ma non ho mai capito (e per questo l’avverso) perché si rifiuta di agire alla luce del sole. Consideriamo il caso in cui tu, io e altri tre professori ordinari siamo in una commissione per valutare alcuni candidati che aspirano a diventare professori ordinari. Di quattro commissari tutti sanno a quale concezione della vita fanno riferimento (laico, cattolico, comunista, liberale) ma di te nessuno sa nulla. Mi sono sempre chiesto a quale mondo tu appartenga. Adesso so, perché l’ho letto sui giornali, che sei massone. Io non ti nego il diritto di essere massone. Ti chiedo però di dirmelo affinchè io possa capire le tue scelte nei concorsi universitari. Se tu, nei lavori della commissione, nascondi i tuoi riferimenti valoriali, io posso anche pensare che tu stia perseguendo finalità contrarie alle istituzioni dello Stato. Posso comprendere che, durante le lotte risorgimentali, i massoni si dovessero nascondere per salvaguardare la loro vita, ma oggi viviamo in una società aperta che tutela tutti. La vostra decisione di continuare a nascondervi fa nascere inevitabilmente timori e pregiudizi che si rivolgono, in definitiva, contro di voi”.

Bobbio aveva ragione. Dopo la mia elezione a Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, ho cercato di far uscire la massoneria dalle “catacombe” col progetto denominato “trasparenza”. Fui sconfitto e, con me, si sconfisse anche la massoneria.

Da questa premessa, discende un’idea che è andata sempre più sviluppandosi nella mia mente. Oggi io penso che magistrati e rappresentanti delle Forze dell’Ordine non debbano essere affiliati alla massoneria. Il loro ruolo nella società è quello di tutori dello Stato, al di sopra delle parti. Questo vale non solo per la massoneria ma anche per tutte le altre istituzioni. Per la massoneria, almeno per la ragione addotta da Bobbio, la loro ammissione è ulteriormente inopportuna.

Questo limite vale, purtroppo, per la massoneria italiana. Se usciamo dall’Italia e andiamo verso Paesi dove la massoneria è trasparente (non si nasconde) come l’Inghilterra e gli Stati Uniti d’America, troviamo magistrati e rappresentanti delle Forze dell’Ordine che ostentano con simboli e atteggiamenti la loro appartenenza alla massoneria. In questi Paesi, non vi sarebbe mai un Bobbio che esprime dubbi sulla massoneria. Io ho cercato, ma inutilmente, di riformare la massoneria italiana per renderla, circa il modo di rapportarsi alla società, simile a quella anglo-americana.

 

A Suo giudizio qual è e quanto eventualmente grave è l’affiliazione alla massoneria degli uomini dei servizi segreti italiani e internazionali?

Se ritengo inopportuna l’affiliazione alla massoneria di magistrati e rappresentanti delle Forze dell’Ordine, a maggior ragione ritengo grave l’affiliazione di esponenti dei servizi segreti, nazionali e internazionali. La loggia non può essere il luogo ove avvengono intrighi di ogni tipo.

Tanto forte è stata per me tale convinzione che, dopo la mia elezione a Gran Maestro del Goi, ho deciso lo scioglimento della famigerata loggia “Colosseum”, ritrovo di spie di tutto il mondo. La motivazione ufficiale? Non pagavano le capitazioni.

 

Se davvero massoneria è sinonimo di oltre che di riservatezza, anche di trasparenza, perché mai non vengono forniti i nomi degli iscritti alle Prefetture affinché tutti possano giudicare l’opportunità o meno di certe affiliazioni secondo criteri di buon senso, oltre che di legge?

I nominativi di massoni delle varie Obbedienze non vengono forniti ufficialmente alle autorità dello Stato (Ministero degli Interni, Prefetture, Questure) poiché si continua a privilegiare il “gioco a nascondino”, con la motivazione che solo così si evitano le “persecuzioni”. E’ semplicemente ridicolo parlare di persecuzioni in uno Stato democratico. Nella realtà, tuttavia, gli elenchi si trovano in molte Questure, ove zelanti massoni, non autorizzati ufficialmente dalle autorità massoniche, li hanno consegnati confidenzialmente, forse per accattivarsi la loro benevolenza.

Proprio perché io sono convinto assertore della trasparenza, dopo aver lasciato il Goi e fondato la Gran loggia Regolare d’Italia, ho concordato col Ministro degli Interni la consegna ufficiale di tutti gli iscritti alla Glri: alla fine di gennaio di ogni anno, il Gran Segretario avrebbe consegnato, con la procedura formale, a due Prefetti nominati appositamente per tale scopo dal ministro, l’elenco completo (con le relative generalità) di tutti gli affiliati alla Gran Loggia Regolare d’Italia. L’elenco sarebbe stato preso in consegna e chiuso in una cassaforte, a disposizione delle autorità dello Stato che desiderassero visionarlo. Così è stato per tutti gli anni che ne sono stato Gran Maestro.

 

Pubblicherebbe dunque i nomi degli iscritti alla sua obbedienza?

Finché sono stato Gran Maestro della Gran Loggia Regolare d’Italia, ho sempre pubblicato gli elenchi dei massoni alla mia obbedienza, come ho spiegato precedentemente.

L’Ordine Dignity, che ho fondato dopo il mio ritiro definitivo dalla massoneria mondiale, non è un’Obbedienza massonica, come spiegherò tra poco. Essa s’ispira ai principi che regolano il percorso esoterico dell’umanità e svolge le sue attività sotto la luce del sole, in piena trasparenza in Italia e all’estero. Se per ipotesi si dovesse rendere necessario pubblicizzare i suoi elenchi, non tarderei un solo istante a farlo.

 

Ci fermiamo qui ma domani torno con la terza e ultima puntata.

tratto da http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2015/01/27/storia2-lex-gran-maestro-giuliano-di-bernardo-in-esclusiva-sul-blog-parla-di-trasparenza-affiliazioni-e-decadenza-della-massoneria/


Storia/3 L’ex Gran Maestro massone Giuliano Di Bernardo in esclusiva sul blog parla di Cosa nostra, ‘ndrangheta e dei rischi attuali per la democrazia

Cari amici di blog, se mi avete seguito nei due giorni appena trascorsi, sapete che sto pubblicando un’intervista a puntate (vista la complessità delle materie trattate) all’ex Gran Maestro del Goi (Grande Oriente d’Italia, dal ’90 a al ‘93) e Gran Loggia Regolare d’Italia (Glri, successivamente e fino al 2002) Giuliano Di Bernardo. Visto il suo profilo mi incuriosiva conoscere le sue verità e le sue esperienze su alcune vicende che, nel recente passato, hanno attraversato, incrociato o lambito la massoneria. Senza passato è impossibile conoscere il presente.

E’ Di Bernardo, infatti, che, nel giro di pochi mesi, nel 2014 è stato prima chiamato dalla Procura di Reggio Calabria e poi da quella di Palermo, a rispondere alle domande dei magistrati su alcune delicatissime vicende storiche i cui contorni sono ancora nebulosi e senza la cui chiarezza è di fatto impossibile capire quanto sta accadendo oggi in Italia. Di Bernardo, ad esempio, ha attraversato il periodo delle stragi mafiose in Italia e la fase immediatamente precedente e successiva, viste da osservatori privilegiati (rimando alla prima parte con il link a fondo pagina).

Nella prima parte dell’intervista di lunedì, Di Bernardo ha inquadrato il suo profilo, parlando a 360 gradi di massoneria, delle sue deviazioni, della legge Anselmi, dei suoi attuali rapporti con le obbedienze massoniche, del Dignity Order che ha fondato nel 2011 e di altre cose ancora. Premesse necessarie (ma non certo sufficienti) per affrontare la seconda puntata in cui si è entrati nel vivo delle affiliazioni, della necessità di trasparenza e della sua visione decadente della e nella massoneria.

Oggi entriamo ancora più nel vivo (ripeto: senza alcuna pretesa di esaustività o verità assoluta), con la lettura di Di Bernardo sul rischio (nella migliore delle ipotesi) di infiltrazioni mafiose nelle logge massoniche di varie obbedienze. Una lettura che corre parallela (saranno le indagini a stabilire se si incroceranno in uno o più punti) ad alcune delicatissime indagini che si stanno svolgendo da Palermo a Reggio Calabria, da Catania a Caltanissetta (solo per citare alcune procure).

Buona lettura.

 

Collaboratori di giustizia (cito per tutti il calabro-milanese Antonino Belnome) e uomini di  ‘ndrangheta (cito tra tutti Pantaleone Mancuso) hanno detto o fatto riferimento al fatto che oltre la ‘ndrangheta c’è la massoneria. Come interpreta queste affermazioni? Cosa vogliono dire? Anche alla luce del fatto che già nell’indagine “Sistemi criminali” del ’98 dell’allora pm Roberto Scarpinato, risultava, da dichiarazioni di pentiti, che la massoneria calabrese era la più potente del Sud e tra le più potenti d’Italia.

Direi che ‘ndrangheta e massoneria si trovano a condividere una rappresentazione verticistica del potere, con modalità esoteriche. L’affiliazione alla ‘ndrangheta o l’iniziazione alla massoneria segue un rituale che, oltre le specificità storiche e contingenti, ha molte analogie. L’affiliato alla ‘ndrangheta è perciò predisposto a essere massone. Questo spiega, al di sopra degli interessi materiali, l’enorme affluenza nelle logge calabresi. Con questo non voglio dire che essi siano affiliati della ‘ndrangheta, ma che esiste la possibilità teorica che lo siano.

Il maggior potere della massoneria calabrese, rispetto alle altre regioni d’Italia, mi sembra un dato acquisito che potrei confermare.

 

Recentemente la loggia Rocco Verduci di Gerace (Reggio Calabria) è stata dapprima “sospesa” per rischio di infiltrazioni della ‘ndrangheta e poi riammessa dallo stesso Goi nel mese di giugno. Partendo da questo dato puramente di cronaca, a suo giudizio quanto, come e perché sono infiltrate le logge massoniche (indipendentemente dall’obbedienza o comunione alla quale appartengono), della Calabria, della Sicilia, della Campania e, in genere del Sud?

Delle vicende della loggia Rocco Verduci di Gerace so quello che hanno scritto i giornali. Non avendo una conoscenza diretta e personale non esprimo alcun giudizio.

Sull’infiltrazione nelle logge massoniche, non dovrebbe ormai esistere alcun dubbio, anche se, nel concreto, è molto difficile documentarne il “peso”.

 

Esiste una differenza  – da questo punto di vista – tra rischio di una permeabilità criminale al Nord, al Centro e al Sud?

Agli inizi degli anni ’90, tale permeabilità esisteva anche se sporadica e limitata. L’inchiesta del dott. Agostino Cordova, procuratore di Palmi, ha avuto inizio con la constatazione che, in molti reati avvenuti in Calabria, erano coinvolti massoni di diverse Obbedienze. A quel tempo, ero Gran Maestro del Goi. Nel 1992, ricevetti a Villa Medici del Vascello, sede nazionale del Goi, la richiesta formale e ufficiale, da parte della Procura di Palmi, di consegnare l’elenco dei massoni calabresi. Essendo impossibile non adempiere la richiesta del magistrato, autorizzai la consegna dell’elenco, sperando che tutto finisse lì.

Ma non fu così. Dopo breve tempo, ricevetti un’altra richiesta che riguardava però la consegna dell’elenco di tutti i massoni italiani del GOI, con la motivazione che si voleva verificare le relazioni dei massoni calabresi con i massoni di altre ragioni. Il dott. Cordova sospettava che la massoneria fosse il tramite per favorire attività vietate dalla legge in tutte le regioni italiane. Compresi allora che si stava mettendo sotto inchiesta il Goi e le altre Obbedienze massoniche.

Poiché la richiesta non era supportata da un mandato formale, mi rifiutai di consegnare gli elenchi. Come reazione, la Procura di Palmi suggellò il computer e vi mise un agente di guardia, in attesa di procurarsi il mandato per il sequestro. Si parlò dell’”imbavagliamento del computer”.

Con un mandato formale di sequestro, null’altro avrei potuto fare per impedirlo. La Procura acquisì gli elenchi e iniziò una farsa all’italiana che si concluse alcuni anni dopo con l’archiviazione dell’inchiesta per decorrenza dei tempi.

L’infiltrazione è continuata in quasi tutte le regioni d’Italia. Da quel che dicono i mezzi di comunicazione di massa, sembra che essa abbia raggiunto i vertici delle istituzioni dello Stato. La permeabilità oggi non è un rischio ma una realtà.

 

In Calabria, un procedimento penale in corso, che corre parallelamente anche a Milano (cosiddetta indagine Breakfast) ipotizza una superloggia calabrese segreta, con forti addentellamenti e radici oltrefrontiera, in grado di condizionare la vita amministrativa, organi dello Stato, economia e finanza, in strettissimo legame con la potente cosca De Stefano. E’ uno scenario possibile a suo giudizio?

Da quanto ho detto in precedenza, lo scenario è possibile.

 

Può raccontare, di conseguenza, cosa accadde e quali conseguenze ebbe sul Goi e sulla sua personale vita massonica il viaggio nel Regno Unito a confronto con i vertici della massoneria, a partire dal Duca di Kent, massima autorità massonica, per segnalargli il rischio di ingerenze criminali legate a mafia e ‘ndrangheta? Un incontro, se non erro, che portò quest’ultimo a revocare il riconoscimento al Grande Oriente d’Italia?

L’inchiesta della Procura di Palmi aveva dato l’avvio a una serie di eventi che mi convinsero a ritenere conclusa la mia esperienza massonica nel Goi. Fu una decisione sofferta dopo 42 anni di appartenenza. Il dado era tratto. Chiesi un incontro con i vertici della massoneria inglese ed esposi la situazione così come l’avevo conosciuta. Chiesi loro cosa avrei dovuto fare. Mi risposero che erano già a conoscenza di quanto contenuto nel mio rapporto (alla Gran Loggia Unita d’Inghilterra non mancano le fonti d’informazioni) e mi fecero intendere la possibile soluzione: dimettermi dal Goi, fondare una nuova Gran Loggia che avrebbe avuto il loro riconoscimento, dopo averlo ritirato al Goi.

Tutto si compì in otto mesi: le mie dimissioni formali dal Goi (15 aprile 1993), la fondazione della Gran Loggia Regolare d’Italia (16 aprile 1993), il ritiro del riconoscimento al Goi (8 agosto 1993), il riconoscimento della Gran Loggia Regolare d’Italia (8 dicembre 1993).

Ancora oggi la Gran Loggia Regolare d’Italia, di cui sono stato Fondatore e Gran Maestro fino al 2002, detiene il riconoscimento della Gran Loggia Unita d’Inghilterra.

Il Grande Oriente d’Italia, che l’aveva perso nel 1993, non l’ha più riavuto.

 

COSA NOSTRA

 

Veniamo all’indagine, che corre parallela a quella di Reggio Calabria, di Palermo, nella quale, nel processo sulla trattativa tra Stato e Cosa nostra i pm sono tornati a rievocare il ruolo della massoneria deviata, della stessa P2, in quel vero o presunto disegno che voleva portare a un nuovo ordine politico, compresa l’eventuale secessione o frammentazione dell’Italia in macroregioni: cosa sa di quanto avvenne in quel periodo ad opera della massoneria deviata in quel progetto folle e allo stesso tempo ambizioso?

I magistrati che indagano sulla trattativa fra Stato e Cosa nostra hanno deciso di riascoltarmi poiché ritengono che oggi in Italia si stia ripresentando la stessa situazione del ’92, che io ho vissuto in prima linea. Chiedendomi di spiegare ulteriormente quegli eventi, essi pensano, per analogia, di comprendere meglio ciò che sta accadendo ai nostri giorni.

Io condivido questa loro impostazione dell’indagine. Sulla base delle mie esperienze personali e delle conseguenze che traggo induttivamente dagli eventi, ritengo che oggi la situazione sia più grave di allora, poiché le deviazioni che in quel tempo esistevano non sono state corrette, sia in massoneria sia nelle istituzioni statali.

Per quanto riguarda il presunto progetto della P2 per creare un nuovo ordine politico in Italia, vorrei dire quel che penso.

Nella P2, contrariamente a quel che generalmente si pensa, non vi è stato il progetto di dare un nuovo assetto allo Stato italiano, semplicemente perché non rientrava nei suoi interessi fondamentali. Gelli, tuttavia, si era impegnato con il governo statunitense a fare tutto il possibile per impedire che in Italia si realizzasse il sorpasso dei comunisti. Per raggiungere questo scopo, esso aveva dato a Gelli aiuti di ogni tipo, che lo avevano trasformato in un uomo con un potere così grande che nessun altro aveva mai avuto prima. Si aspettavano da lui un progetto, da attuare in tempi brevi, che li facesse dormire con sogni tranquilli. Pressato dai vertici del governo statunitense, Gelli ha improvvisato quel progetto di cui ancora si parla ma sempre più a sproposito. Quando non si riesce a comprendere le ragioni che guidano il mondo in cui si vive, si scambiano di sovente le lucciole per lanterne: così Gelli appare come il Grande vecchio, che tutto vede e tutto comanda. Se si avesse la volontà e la pazienza di entrare dentro questi eventi per conoscerli nella loro realtà, si vedrebbe che essi poggiano sulla palude o sul nulla.

 

A quanto le risulta c’è il rischio concreto che si riproponga quella oscura stagione con la presenza, ancora una volta di ambienti deviati della massoneria?

Il rischio c’è ed è grande, ma non solo per l’intervento della massoneria deviata (da intendere però nel senso che ho già spiegato).

 

C’è il rischio concreto che la vita di pm e giudici, da Palermo a Caltanissetta, da Catania a Reggio Calabria (solo per citare alcune procure che stanno lavorando sulla stagione delle strage mafiose) sia legata alle decisioni prese da sistemi criminali nei quali le cosche e i clan di mafia sono una quota parte e il resto è composto da pezzi infedeli dello Stato e pezzi deviati della massoneria?

Il rischio che corrono i difensori della legalità dello Stato è grande, non soltanto per le decisioni prese da clan della mafia (il significato di questo termine esce sempre più dal contesto storico e tradizionale per diventare uno “stile di vita”, che ispira i balordi che stanno occupando i luoghi del potere delle nostre città), dalla massoneria deviata (nel senso da me specificato), da rappresentanti infedeli dello Stato. Ma anche per il manifestarsi di un fenomeno sociale nuovo, spesso sottovalutato ma gravido di tremende conseguenze.

Lo scenario “classico” della criminalità è stato messo in crisi da una dilagante “anarchia” che si manifesta in tutti i livelli della società italiana. Ne sono coinvolti non solo gli operatori del denaro ma anche i rappresentanti della cultura. Se ci chiediamo dove sta andando il nostro paese, la risposta non può che essere una e soltanto una: verso l’anarchia. Le regole e le leggi che governano la società italiana vengono sempre più disattese. Si sta scivolando, lentamente ma inarrestabilmente, verso lo stato sociale di guerra di tutti contro tutti, descritto dal filosofo Thomas Hobbes nel suo Leviatano.

E’ proprio questa dilagante anarchia che fa emergere e dà potere a un livello di criminalità “anonima” che sta devastando la nostra società. Essa sfugge a qualsiasi definizione poiché non ha né regole né un’organizzazione gerarchica del potere. E’ come una nebbia che sale verso l’alto e offusca tutto. Se lo Stato non interverrà per reprimere questa nascente anarchia, rischiamo di vivere in una società senza quei valori che hanno consentito la nascita e lo sviluppo delle civiltà millenarie. Paradossalmente, in quel tempo sempre più prossimo, le organizzazioni criminali che oggi ci preoccupano (mafia, ‘ndrangheta, camorra, massoneria deviata ecc.) potrebbero apparire come aspetti negativi di un sistema sociale tutto sommato vivibile. E forse ne avremo nostalgia.

Eppure non mancano, nel nostro Paese, autorevoli personalità che preconizzano l’avvento del tiranno. Se avessero letto Aristotele e analizzato il percorso storico dell’umanità, avrebbero compreso che il tiranno (leviatano) interviene nella società quando lo stato di anarchia è al massimo della sua potenza distruttiva, per riportare l’ordine con tutti i mezzi possibili.

 

Quanto è alto il rischio di inquinamento delle prove  e di delegittimazione di quanti (pm, giudici, associazioni, giornalisti) sono alla ricerca della verità senza guardare in faccia nessuno?

Coloro che ricercano la verità, anche mettendo a rischio la propria vita, sono stati da sempre considerati idealisti da non prendere in considerazione o persone pericolose da tenere sotto controllo o da eliminare. Nel tempo in cui viviamo, la seconda possibilità è quella più probabile. Se non vi fosse il loro impegno, la nebbia dell’anarchia sarebbe ancora più impenetrabile. Il loro impegno, tuttavia, dovrebbe essere sorretto dalle istituzioni statali per renderlo più sicuro ed efficace.

 

Non sarà che quel “Patto del Nazareno”, che secondo il mio ex direttore Ferruccio de Bortoli, puzza di massoneria stantia, è un atto (mi dica eventualmente Lei quale) di una lunga guerra tra obbedienze massoniche per assumere (o dividersi) quel (poco) potere rimasto oggi in Italia?

La massoneria non ha nulla a che fare con il Patto del Nazareno, che è semplicemente un accordo per far sopravvivere un sistema politico ormai in decomposizione. Come italiano non posso che sperare nel successo di colui che oggi guida il paese. Come conoscitore delle arcane cose, vedo le trappole in cui cercheranno di farlo cadere.

 

Una domanda finale: ma se la Massoneria è Fratellanza Universale, perché siete così divisi, parcellizzati e, spesso e volentieri, l’un contro l’altro armati?

La massoneria non è più oggi una Fratellanza Universale. Lo è stata quando in Inghilterra c’era solo la Gran Loggia Unita d’Inghilterra, in Francia solo Le Grand Orient de France, in Italia solo Il Grande Oriente d’Italia. Oggi, in tutti i Paesi ove esiste la massoneria, sono numerose le Obbedienze massoniche. In Italia, si pensa che siano più di ottanta. Continuano a nascere come funghi in un’estate piovosa. In Romania, nel 1993, ho fondato la Gran Loggia Nazionale di Romania: dopo venti anni, le Obbedienze massoniche sono più di dieci, senza contare un numero imprecisato di Riti e Ordini.

Tutte queste massonerie si combattono senza esclusione di colpi (legali e non). Al riguardo, è stata coniata la frase, per intendere i massoni: “Fratelli coltelli”.

Ribadisco e continuo a ribadire: questa non è massoneria!!!

 

tratto da http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2015/01/28/storia3-lex-gran-maestro-massone-giuliano-di-bernardo-in-esclusiva-sul-blog-parla-di-cosa-nostra-ndrangheta-e-dei-rischi-attuali-per-la-democrazia/

 

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